Rimanemmo solo un paio d’anni in Piazza della Pilotta.
Quando stavo per cominciare la seconda elementare, nell’autunno del 1949, tutte
le famiglie che la Banca
benefattrice alloggiava alla meglio in quel grande palazzo furono trasferite in
periferia, in via Oreste Tommasini, la strada dove è iniziato questo racconto.
Lasciare il centro di Roma,
benché avessi solo sette anni, fu per me un grande cambiamento. Me ne accorsi,
naturalmente, solo negli anni successivi, quando ero già alla scuola media, e ogni
volta che marinavo la scuola assieme al mio compagno di banco Fausto Baeli, lo
trascinavo in centro, verso piazza della Pilotta. Facevamo tutto il tragitto a
piedi: l’interminabile via Nomentana, la lunga e monotona via XX Settembre, la
luminosa Piazza del Quirinale, una breve deviazione per salutare la Fontana di Trevi e
finalmente eccoci a Piazza della Pilotta. Qui, appoggiati alla graziosa antica
e cara fontanella di pietra, che aveva un getto d’acqua così potente da poter
descrivere, schizzando dal buco superiore della cannella, un arco di molti metri,
mangiavamo con appetito, dopo un così lungo cammino, una pagnottella imbottita
di profumatissima mortadella.
Sono tornato spesso a Piazza
della Pilotta anche quando frequentavo il liceo e, dopo che ebbi cambiato
città, tutte le volte che sono tornato a Roma.
Dopo il trasloco di tante
famiglie, la piazza fu subito trasformata in un immenso parcheggio per auto e
Palazzo Frascara diventò anch’esso sede dell’Università Gregoriana. La piazza,
perdendo i suoi abitanti, perdette per sempre la sua vita stessa. Da allora è
sempre stata un luogo appartato, silenzioso e deserto.
Anche noi, noi ragazzini,
subimmo una grande perdita. Assieme a quella piazza che ci sembrava immensa,
perdemmo il contatto con le stradine e i vicoletti che la circondavano, con le
bottegucce e i banchi del mercato, con la loro atmosfera di allegria e di
arguzia, con il cinema Colonna e il cinema Rialto, affollatissimi di spettatori
attenti ed emozionati, e, al di là del nostro rione, perdemmo il contatto con
le belle strade del centro di Roma come erano alla fine degli anni Quaranta:
via del Tritone, via Sistina, via Quattro Fontane, via Veneto, Villa Borghese.
Tutto diventò subito ricordo, e quando, appena qualche anno dopo, tornai a
cercare quegli stessi luoghi, niente era più come prima.
L’epoca di Piazza della Pilotta
è rimasta legata ad una immagine bellissima e perfetta di Roma, una Roma sempre estiva e domenicale, con le
strade affollate di gente vivace che, accompagnata da bambini con occhialetti
da sole rossi gialli o blu, mangiava gelati all’ombra dei chioschetti, degli
ombrelloni, dei grandi alberi di via Veneto e di Porta Pinciana.
(continua al post successivo)

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